Possibile secondo mandato per Bukele in El Salvador

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“C’è qualcosa di diverso e di meraviglioso, e mi voglio congratulare con tutti voi perché state lottando per cambiare il paese e, credetemi, è uno sforzo importante”, ha detto il cantante messicano Marco Antonio Solís aprendo il suo concerto a San Salvador il 20 maggio. Il suo saluto ha scatenato gli applausi del pubblico, ma ha sollevato molte polemiche sui social network, perché è arrivato tre giorni dopo la pubblicazione di nuove prove di accordi illegali tra il governo salvadoregno e le gang criminali, in un momento in cui il paese si trova in gravi difficoltà economiche e mentre il governo diventa sempre più autoritario.

Il 1 giugno è il terzo anniversario della presidenza di Nayib Bukele, che festeggia questo traguardo avendo il controllo totale dei tre poteri dello stato e delle istituzioni chiamate a sorvegliarli. In soli tre anni è passato dall’avere un patto segreto con le gang a dichiarargli “guerra”, con un’offensiva che ha portato dietro le sbarre centinaia di persone che non avevano alcun legame con la criminalità. El Salvador attraversa una grave crisi economica legata, tra le altre cose, al crollo del prezzo del bitcoin. Nonostante tutto, il presidente gode ancora di alti livelli di consenso e popolarità.

Nel febbraio del 2020, quando il suo controllo non era così pervasivo, Bukele ha fatto intendere quali fossero le sue intenzioni: ha fatto irruzione con l’esercito nel parlamento salvadoregno per fare pressione sui deputati, che in quel momento erano in maggioranza dell’opposizione, affinché approvassero un investimento di milioni di dollari per la sicurezza. Poi è arrivata la pandemia e ha fatto calare il silenzio sullo scandalo internazionale causato da quell’incidente.

Un anno dopo, Nuevas ideas, il partito del presidente, ha ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni legislative e la maggioranza in parlamento. Ora i deputati approvano tutto quello che vuole Bukele. Tutto. Lo fanno senza grandi dibattiti e senza cambiare neanche una virgola delle proposte inviate dalla presidenza, perché hanno i 55 voti necessari per farlo. Dal maggio del 2021 Bukele controlla il potere legislativo, la magistratura e la giustizia. “Il sistema di controllo della fiscalità dello stato è neutralizzato. È così che esercita il potere. Siamo in una fase di transizione, e stiamo procedendo verso un regime autoritario”, dice il politologo Álvaro Artiga.

Tutto indica che manca poco per raggiungere quell’obiettivo. Il 27 marzo il parlamento ha approvato lo stato d’emergenza, che annulla le garanzie costituzionali per i detenuti. Non c’è diritto alla difesa o alla presunzione di innocenza. Da allora le autorità hanno arrestato più di 30mila persone con l’accusa di appartenere a una gang criminale o di essere loro complice. Finora le organizzazioni non governative hanno registrato più di cinquecento denunce di arresti arbitrari e violazioni dei diritti umani. Ma la misura è molto apprezzata dalla popolazione: secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto universitario di opinione pubblica (Iudop), l’80 per cento dei salvadoregni approva lo stato di emergenza e dice di sentirsi più sicuro.

“Questo dato è una conferma del fatto che la società salvadoregna è favorevole a leader autoritari in cambio dell’illusione della sicurezza, ed è vittima della manipolazione dei mezzi d’informazione. C’è un enorme deficit di istruzione ed educazione civica, e ne stiamo pagando il prezzo”, dice Celia Medrano, ricercatrice esperta di sicurezza e diritti umani.

“C’è qualcosa di diverso e di meraviglioso, e mi voglio congratulare con tutti voi perché state lottando per cambiare il paese e, credetemi, è uno sforzo importante”, ha detto il cantante messicano Marco Antonio Solís aprendo il suo concerto a San Salvador il 20 maggio. Il suo saluto ha scatenato gli applausi del pubblico, ma ha sollevato molte polemiche sui social network, perché è arrivato tre giorni dopo la pubblicazione di nuove prove di accordi illegali tra il governo salvadoregno e le gang criminali, in un momento in cui il paese si trova in gravi difficoltà economiche e mentre il governo diventa sempre più autoritario.

Il 1 giugno è il terzo anniversario della presidenza di Nayib Bukele, che festeggia questo traguardo avendo il controllo totale dei tre poteri dello stato e delle istituzioni chiamate a sorvegliarli. In soli tre anni è passato dall’avere un patto segreto con le gang a dichiarargli “guerra”, con un’offensiva che ha portato dietro le sbarre centinaia di persone che non avevano alcun legame con la criminalità. El Salvador attraversa una grave crisi economica legata, tra le altre cose, al crollo del prezzo del bitcoin. Nonostante tutto, il presidente gode ancora di alti livelli di consenso e popolarità.

Accentramento ed emergenza
Nel febbraio del 2020, quando il suo controllo non era così pervasivo, Bukele ha fatto intendere quali fossero le sue intenzioni: ha fatto irruzione con l’esercito nel parlamento salvadoregno per fare pressione sui deputati, che in quel momento erano in maggioranza dell’opposizione, affinché approvassero un investimento di milioni di dollari per la sicurezza. Poi è arrivata la pandemia e ha fatto calare il silenzio sullo scandalo internazionale causato da quell’incidente.

Un anno dopo, Nuevas ideas, il partito del presidente, ha ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni legislative e la maggioranza in parlamento. Ora i deputati approvano tutto quello che vuole Bukele. Tutto. Lo fanno senza grandi dibattiti e senza cambiare neanche una virgola delle proposte inviate dalla presidenza, perché hanno i 55 voti necessari per farlo. Dal maggio del 2021 Bukele controlla il potere legislativo, la magistratura e la giustizia. “Il sistema di controllo della fiscalità dello stato è neutralizzato. È così che esercita il potere. Siamo in una fase di transizione, e stiamo procedendo verso un regime autoritario”, dice il politologo Álvaro Artiga.

I salvadoregni sono favorevoli a leader autoritari in cambio dell’illusione della sicurezza. Sono vittime delle manipolazioni dei mezzi d’informazione

Tutto indica che manca poco per raggiungere quell’obiettivo. Il 27 marzo il parlamento ha approvato lo stato d’emergenza, che annulla le garanzie costituzionali per i detenuti. Non c’è diritto alla difesa o alla presunzione di innocenza. Da allora le autorità hanno arrestato più di 30mila persone con l’accusa di appartenere a una gang criminale o di essere loro complice. Finora le organizzazioni non governative hanno registrato più di cinquecento denunce di arresti arbitrari e violazioni dei diritti umani. Ma la misura è molto apprezzata dalla popolazione: secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto universitario di opinione pubblica (Iudop), l’80 per cento dei salvadoregni approva lo stato di emergenza e dice di sentirsi più sicuro.

“Questo dato è una conferma del fatto che la società salvadoregna è favorevole a leader autoritari in cambio dell’illusione della sicurezza, ed è vittima della manipolazione dei mezzi d’informazione. C’è un enorme deficit di istruzione ed educazione civica, e ne stiamo pagando il prezzo”, dice Celia Medrano, ricercatrice esperta di sicurezza e diritti umani.

Le informazioni nascoste
Il governo sostiene che lo stato di emergenza sia la risposta adatta per contrastare il potere delle organizzazioni criminali dopo il massacro di 87 persone avvenuto nell’ultimo fine settimana di marzo. Ma il sito indipendente El Faro ha rivelato la vera ragione dell’offensiva: la cosiddetta “guerra contro le gang” è il risultato della fine del patto che il governo di Bukele ha mantenuto per più di due anni con la Mara salvatrucha (MS-13) e con il Barrio 18. El Faro ha pubblicato degli audio di un funzionario del governo in cui si parla dell’accordo illegale con le gang, che ha previsto anche la liberazione di un leader della MS-13 detenuto in carcere.

Il governo di Bukele non ha commentato le nuove prove. Ha anche nascosto delle informazioni e mantenuto un atteggiamento ermetico rispetto alle perdite milionarie dovute all’adozione da parte del paese del bitcoin come moneta a corso legale da settembre 2021, un esperimento che il presidente del Salvador ha difeso contro tutti i pareri negativi degli economisti.

Il prezzo del bitcoin è crollato del 45 per cento. Bukele ha comprato la criptovaluta quando era più cara. Alcuni economisti parlano di perdite dai 30 ai 40 milioni di dollari. Ma non ci sono informazioni pubbliche su quanti soldi siano andati persi, come sia stato finanziato l’acquisto di altri bitcoin né da chi sono stati comprati. Il presidente gestisce le finanze dello stato come se fossero il suo patrimonio privato, perché non esistono controlli. “Il crollo del prezzo ha reso evidente che l’intervento del governo nell’economia e nel sistema finanziario con i bitcoin è un fallimento totale. Secondo una prospettiva ben poco realistica, la possibilità che lo stato guadagnasse soldi giocando con i fondi pubblici era assurda e dimostra uno scollamento totale dalla realtà finanziaria del Salvador”, dice l’economista Tatiana Marroquín.

Oltre alle perdite economiche, il crollo del bitcoin ha portato a un abbassamento del rating del paese. Il mercato prevede che El Salvador fallisca e che presto venga meno ai suoi obblighi finanziari. L’indebitamento del paese è aumentato vertiginosamente nell’ultimo anno: secondo dati ufficiali, solo nel 2021 El Salvador ha chiesto nuovi prestiti per 802 milioni di dollari. “Economicamente, in termini oggettivi, la vita delle famiglie salvadoregne non va meglio. Questo dipende da variabili internazionali ma non solo: dalla pandemia e dal governo. Ma c’è una differenza tra quello che vivono le persone e le loro reazioni emotive. Questo governo non è in grado di realizzare politiche pubbliche, ma sa bene come fare appello alle emozioni della popolazione”, dice Marroquín.

Il controllo della giustizia
Il governo controlla anche il potere giudiziario e la magistratura. Quando Nuevas ideas ha ottenuto la maggioranza in parlamento ha cambiato i vertici del tribunale supremo, che a sua volta ha sostituito la maggior parte dei giudici del paese. I nuovi giudici non possono esprimere dissenso, e chi lo fa è rimosso dal suo incarico. Questo sistema di giustizia ha condannato di recente a trent’anni di prigione per aborto una donna che aveva avuto un’emergenza ostetrica. È la prima condanna in sette anni, secondo i dati dell’associazione civile per la depenalizzazione dell’aborto, e la prima durante questo governo.

Il governo non si è pronunciato sulla condanna. El Salvador ha una delle legislazioni più rigide del mondo sull’interruzione di gravidanza. Quando era candidato alla presidenza, Bukele ha parlato solo di sfuggita della questione, e da presidente ha scartato qualsiasi possibilità di depenalizzare l’aborto annunciando di avere escluso la questione dalla riforma costituzionale preparata dal governo.

Fonti: Articolo del09/06/22 di Internazionale. Foto di Infobae.