In Guatemala la democrazia è sempre più in crisi

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Lo scorso 29 luglio José Ruben Zamora, uno dei più importanti giornalisti in Guatemala, è stato messo in stato di arresto con l’accusa di riciclaggio di denaro e corruzione. Molti analisti della politica e società guatemalteca, però, hanno dichiarato che tale mossa nasconde motivi politici. Zamora, infatti, è uno dei più grandi critici del governo di Giammattei e pubblica settimanalmente, nel suo giornale el Periódico, inchieste sulla corruzione del classe politica del Paese.

Il modus operandi della polizia, inoltre, ha fatto dubitare sulla legittimità del processo. Un gruppo di agenti, a bordo di pick up senza targa, ha fatto irruzione nella casa del giornalista senza fornire ragioni per il suo arresto. Nel frattempo un altro gruppo di poliziotti si è diretto verso l’ufficio del giornale e ha detenuto il personale presente per 16 ore senza permettere l’accesso ai telefoni. Solo in serata il capo della Procura Generale Contro l’Impunità, Rafael Curruchiche, il quale si trova nella lista Engels degli Stati Uniti di attori antidemocratici e corrotti, ha dichiarato che l’arresto di Zamora lo riguarda “come imprenditore e non come giornalista”. Il giorno dopo, però, la polizia ha cercato di ostacolare la diffusione del giornale. L’arresto segnala un’escalation nella repressione del dissenso in Guatemala, un Paese che da qualche anno sperimenta un’avanzata dell’autoritarismo.

L’arresto di Zamora è solo il risultato finale di una lotta contro gli attori anticorruzione del Paese che è iniziato nel 2019. In quell’anno, infatti, l’ex Presidente Jimmy Morales aveva deciso la chiusura della Commissione Internazionale Contro l’Impunità in Guatemala (CICIG), un’Istituzione appoggiata dall’ONU e finanziata dagli USA, che collaborava con le Autorità nazionali circa i casi di corruzione. La CICIG era riuscita a portare avanti 700 denunce contro membri della classe politica guatemalteca: tra questi, anche l’ex Presidente Molina. In seguito, il Governo di Morales, appoggiato dalle élite economiche del Paese, aveva ripreso il controllo dell’apparato di giustizia con la nomina di Consuelo Porras, riconfermata qualche mese fa da Giammattei a capo del Ministero di Giustizia. Durante il mandato di Porras, la quale è stata inserita nella lista Engels, diverse indagini di corruzione sono state bloccate e 24 giudici e procuratori sono stati forzati all’esilio a causa delle diverse minacce nei loro confronti.

Ora sembra che il nuovo obiettivo del Governo sia la stampa indipendente: dall’inizio del mandato di Giammattei sono stati riportati ben 350 casi di attacchi alla stampa. Questa situazione preoccupa molti analisti, i quali temono che il Presidente, che gode di un tasso di approvazione del 19%, stia compiendo una virata autoritaria: le accuse di “riciclaggio di denaro”, infatti, sono le stesse impiegate da Ortega in Nicaragua contro i giornalisti. Secondo Carlos Dada, direttore di elnFaro, uno dei più importanti giornali in El Salvador, questa tipologia di denunce è “uno strumento dello Stato per legare l’immagine dei giornalisti al lavoro con il crimine organizzato”, in modo da delegittimare e screditare la loro figura. Visto il crescente autoritarismo in America Centrale, segnato da Governi come quello di Ortega in Nicaragua, o dalla deriva autoritaria di Bukele in El Salvador, il giornalismo indipendente resta, nelle parole di Dada, “l’ultimo argine per contenere l’impunità, attraverso l’indagine, la denuncia e il questionamento critico dell’esercizio del potere”: esso rimane, dunque, l’ultima frontiera per conservare la democrazia.

Fonti: articolo del 19/08/22 de Il Caffè Geopolitico. Foto da Twitter