Sanzioni dell’Europa a politici del Nicaragua

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Il Consiglio dell’Unione Europea ha imposto misure restrittive ad 8 politici nicaraguensi, tra cui il vicepresidente Rosario Murillo, in quanto “responsabili di gravi violazioni dei diritti umani o azioni che minano la democrazia e lo stato di diritto in Nicaragua”.

Il quartier generale dell’UE ha dichiarato che le sanzioni, che includono il congelamento dei beni e il divieto di viaggiare in Europa, “sono rivolte ai singoli individui e sono progettate in questo modo per non danneggiare la popolazione o l’economia nicaraguense”. Ad oggi, il numero totale di funzionari nicaraguensi soggetti a sanzioni dell’UE ammonta a 14.

L’Unione Europea ha assicurato che le misure restrittive dimostrano che l’organizzazione è “pronta a utilizzare tutti i suoi strumenti per sostenere una soluzione democratica, pacifica e negoziata alla crisi politica in Nicaragua”.

Il Consiglio dell’UE ha affermato che la detenzione della scorsa settimana di un settimo possibile candidato alle elezioni presidenziali “illustra tristemente l’entità della repressione nel Paese latino-americano e proietta un quadro cupo per le prossime elezioni”.

A partire dal 2 giugno, il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha incarcerato 30 avversari politici, tra cui 7 candidati alla presidenza. L’ultimo arresto risale al 26 luglio, quando il politologo José Antonio Peraza, leader dell’Unità nazionale blu e bianca (UNAB), è stato accusato di “aver tradito la patria”. Secondo la polizia nazionale, Peraza è indagato per “atti che minano l’indipendenza, la sovranità e l’autodeterminazione incitando all’interferenza straniera negli affari interni” e per “aver richiesto interventi militari, organizzandosi con finanziamenti da potenze straniere per compiere atti di terrorismo e destabilizzazione, proponendo blocchi economici e commerciali”, ha indicato il verbale di polizia, sottolineando che sono reati previsti dalla legge 1055.

Peraza è membro del Grupo Promotor de Reformas Electorales (GPRE), un organismo della società civile che ha cercato di modificare il sistema elettorale in vista delle elezioni di novembre, in cui Ortega cercherà la sua terza rielezione consecutiva. Nell’intervista ha affermato che il Governo non ha soddisfatto nessuna delle “condizioni abilitanti” stabilite dal GPRE per andare a elezioni libere, né le riforme proposte dall’Organizzazione degli Stati americani (OAS).

Ortega ha giustificato gli arresti dicendo che la sua amministrazione stava perseguendo i criminali che tentavano di tramare un colpo di Stato contro di lui. Tuttavia, la società civile e diversi gruppi per i diritti umani hanno accusato il presidente del Nicaragua di “crescente autoritarismo”. José Miguel Vivanco, direttore per le Americhe di Human Rights Watch, ha dichiarato, il 22 giugno, che “la gravità e l’intensificazione della brutale repressione del Governo Ortega sui critici e sui membri dell’opposizione nelle ultime settimane richiedono una maggiore pressione internazionale”.

Il presidente del gruppo Alianza Ciudadanos por la Libertad (CxL), Kitty Monterrey, ha evidenziato, il 28 luglio, che “l’opposizione democratica deve essere coraggiosa, forte e determinata, nonostante le difficoltà che sta attraversando”, e ha insistito che se non agirà in questo modo, “aprirà la strada a coloro che violano i diritti e che vogliono ottenere il potere imprigionando i loro avversari”.

Fonte: Articolo del 2/08/21 di L.Tagliaferri, Sicurezza Internazionale. Foto de Lo Spiegone