In Guatemala si celebra il 25esimo anniversario degli Acuerdos de Paz Firme y Duradera, una decina di convenzioni sottoscritte dal Governo e dall’Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca (URNG) tra il 1991 e il 1996 per trovare soluzioni pacifiche ai principali problemi generati dal conflitto armato interno. La firma dell’accordo finale e definitivo avvenne il 29 dicembre 1996 al Palacio Nacional de la Cultura. Ma, secondo il Procurador de los Derechos Humanos del Guatemala, Jordán Rodas Andrade, c’è poco da festeggiare.
In una dichiarazione ufficiale Andrade ricorda che «Gli Acuerdos de Paz Firme y Duradera firmati il 29 dicembre 1996 hanno chiuso uno dei capitoli più tragici della storia del Guatemala. Decine di migliaia di civili di tre generazioni hanno perso la vita nel conflitto armato; circa 70.000 sono scomparsi e hanno subito un trattamento crudele e disumano, e più di un milione sono stati sfollati con la forza o hanno cercato rifugio in altri Paesi, principalmente in Messico. D’altro canto, gli Accordi di pace tracciano un percorso per la ricostruzione integrale e la modernizzazione dello Stato, promuovendo una cultura del dialogo e del rispetto dei diritti umani. Gli Accordi consentivano l’operatività dei precetti della Constitución Política de la República. Ma nessuno dei governi li ha assunti come un impegno dello Stato, per questo motivo l’agenda di trasformazione non è stata rispettata e la stragrande maggioranza delle vittime non è stata risarcita».
E il Procurador de los Derechos Humanos del Guatemala accusa direttamente l’attuale vgoverno di destra di Tegicigalpa: «Con il governo del presidente Giammattei si sta consumando un ritorno indietro di 25 anni. La Costituzione è stata reiteratamente, senza conseguenze per i responsabili; sono stati annullati i pesi e contrappesi della Repubblica e la corruzione e l’impunità sono tornate a dominare; è stato smantellato il quadro istituzionale per la pace e le violazioni dei diritti umani negli ultimi due anni non hanno precedenti dalla firma degli Accordi di pace; inoltre, a livello internazionale, il Paese ha voltato le spalle agli impegni multilaterali ed è stato escluso dal concerto delle nazioni democratiche».
Andrade denuncia che «L’enorme incidenza delle reti di corruzione e delle strutture della criminalità organizzata nelle decisioni dello Stato minaccia gravemente la democrazia e la pace sociale. Incitamento all’odio, incitato o tollerato dal potere, attacchi e vessazioni contro difensori dei diritti umani, operatori della giustizia e giornalisti indipendenti possono essere il preannuncio dell’impiantarsi di un regime arbitrario e oppressivo che farà piangere ancora una volta le famiglie guatemalteche, costringendo anche a nuovi esodi umani».
La dichiarazione si conclude con un appello ai guatemaltechi: «In questo momento critico è imperativo che i diversi settori democratici – che aspirano a una nazione in cui siano rispettate la dignità delle persone, le loro convinzioni e opinioni, in cui nessuno sia escluso dal diritto di vivere in pace e sicurezza, e conquistare il proprio benessere, nel quadro dello stato di diritto – aprire spazi di dialogo e di intesa e generare capacità di difesa della Costituzione e degli Accordi di pace, impedendo che le forze autoritarie si impongano».
Ma, dopo 25 anni, quegli Acuerdos de Paz Firme y Duradera sono rimasti praticamente lettera morta, tra l’indifferenza degli Usa e dei Paesi occidentali che hanno guardato succedersi in Guatemala governi di f destra che hanno continuato a perseguitare ed emarginare la popolazione maya, mentre i problemi che dovevano risolvere, come la povertà estrema, sono rimasti e si sono addirittura aggravati, spingendo sempre più guatemaltechi ad abbandonare il Paese dove si susseguono manifestazioni di massa per chiedere le dimissioni p del presidente Alejandro Giammattei.
Già 5 anni fa la guatemalteca Rigoberta Menchú, vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 1992, aveva avvertito che c’erano questioni in sospeso per l’adempimento degli accordi di pace firmati nel 1996 e quei problemi negli ultimi 5 anni sono tutti peggiorati e, secondo analisti e politici, dovrebbero essere concordati altri tipi di accordi per rinnovare quelli di 25 anni fa, ma senza perdere il loro spirito. Il Guatemala dovrebbe discutere urgentemente di un nuovo patto sociale ed economico, che garantisca la democrazia e la pace e che offra un nuovo orientamento per lo sviluppo del poverissimo Paese centroamericano.
La verità è che i vari governi che si sono succeduti negli ultimi 25 anni hanno sterilizzato, con la passività politica e la mancanza di riforme gli Accordi di Pace e che sulle questioni sociali c’è stata addirittura una regressione, con l’applicazione di un neoliberismo brutale che ha ulteriormente impoverito lavoratori e contadini. Il bilancio è quello di un Paese dove le popolazioni indigene sono più vulnerabili e con meno diritti e con un crescente malcontento sociale, mentre cresce il già enorme divario tra la minoranza più ricca e i settori economicamente meno favoriti.
Carlos Aníbal Martínez, autore dello studio “A 10 años de los acuerdos de paz, Otra Guatemala es posible”, ha spiegato a TeleSur che «Gli accordi erano linee generali per il Paese per raggiungere un regime democratico essenziale». Nel giugno 2017, le istituzioni statali e le organizzazioni della società civile hanno consegnato al vicepresidente Jafeth Cabrera l’agenda politica per la pace 2017-2026, che contiene una road-map degli impegni in sospeso. Cabrera allora ammise: «Questi accordi di pace non hanno funzionato ed è per questo che stiamo rilanciando questa agenda». Ma niente è stato fatto e, riferendisi a quell’agenda, ieri il quotidiano Prensa Libre denunciava: «Non ci sono state azioni successive per approvarla».
Daniel Pascual, dirigente del Comité de Unidad Campesina (CUC), aggiunge che «Gli accordi sull’identità e i diritti dei popoli indigeni, l’Accordo sulla situazione socioeconomica e agraria e l’Accordo globale sui diritti umani hanno registrato delle battute d’arresto dal 2005, quando alcuni progressi erano già stati compiuti».
Uno dei firmatari di quegli Accordi, il comandante guerrigliero Jorge Ismael Soto, alias Pablo Monsanto, ha sottolineato che «Questi accordi non sono ancora superati ma devono essere integrati».
Ed è quello che dice di volere la maggioranza dei guatemaltechi che chiede che vengono attuate le linee più importanti degli Accordi di 25 anni fa: democratizzazione attraverso la ricerca della pace con mezzi politici, rispetto dei diritti umani, reinsediamento delle persone cacciate dalle loro terre a causa della guerra civile, riconoscimento dell’identità e dei diritti delle popolazioni indigene, giustizia socioeconomica e riforma agraria, rafforzamento del potere civile e revisione del ruolo dell’esercito in una società democratica, riforme costituzionali e della legge elettorale.
Intanto mentre gli Usa e l’Occidente guardano preoccupati le carovane di migranti che fuggono dai Paesi centroamericani attraverso il Guatemala, non vedono la trave della democrazia straziata in Guatemala e in 25 anni non hanno fatto niente perché i governi cleptomani e iperconservatori loro amici, che somigliano molto a dittature, rispettassero gli Accordi di Pace e alleviassero le condizioni che sono alla base delle migrazioni di massa.
Fonte: Articolo di Green Report del 30/12/21. Foto Peacelink