Thelma Cabrera e il Movimiento para la Liberación de los Pueblos sono stati esclusi dalle presidenziali che si terranno il prossimo 25 giugno in Guatemala.
Lo scorso 2 febbraio il Tribunale Supremo elettorale ha avallato la decisione del Registro de Ciudadanos, che ha estromesso la rappresentante più in vista dei campesinos guatemaltechi e il suo vice, Jordán Rodas.
Si tratta di un vero e proprio golpe electoral, poiché il binomio Cabrera-Rodas aveva cominciato a creare non pochi grattacapi all’oligarchia guatemalteca. L’esclusione di Thelma Cabrera e del suo partito, che si ponevano come voce fuori dal coro e antisistema, non solo trasforma la già traballante democrazia guatemalteca in una sorta di democratura, ma in pratica lascia senza rappresentante un’ampia parte del paese, forse la maggioranza, costituita da indigeni maya.
Inoltre, la decisione del Tribunale Supremo Elettorale falsa la credibilità e la legittimità del voto guatemalteco. Purtroppo, già in occasione delle presidenziali del 2019, Thelma Cabrera era stata vittima del gioco sporco dell’estabilishment, ma nonostante tutto, aveva conquistato un più che onorevole quarto posto.
L’estromissione del Movimiento para la Liberación de los Pueblos è passata piuttosto inosservata sulla stampa. In pratica, sarà difficile riconoscere il risultato delle elezioni guatemalteche come democratiche se a quello che andava ormai candidandosi come il principale partito di sinistra e dei movimenti sociali viene impedito di partecipare. Nel caso di Thelma Cabrera non si tratta solo di razzismo e discriminazione nei confronti di una lottatrice sociale indigena, ma di un atto apertamente illegale, l’esclusione, perpetrato da una minoranza e da un Tribunale Supremo elettorale tutt’altro che imparziale e che si volta dall’altra parte pur sapendo che sono altri i candidati da escludere, quelli legati al narcotraffico o coinvolti in evidenti casi di corruzione.
Ritenuto finora un regime ibrido, non del tutto democratico, ma nemmeno apertamente autoritario, il Guatemala è tra i cinque maggiori paesi latinoamericani dove la corruzione la fa da padrona. Se l’esclusione di Cabrera e Jordán Rodas, ex procuratore impegnato sul versante dei diritti umani, sarà confermata, i movimenti indigeni e contadini hanno già promesso blocchi stradali e l’occupazione dell’aeroporto della capitale.
Gli stessi Thelma Cabrera e Jordán Rodas, in una riunione con la Comisión Interamericana de Derechos Humanos, hanno sollecitato la Corte Suprema ad intervenire per annullare il verdetto del Tribunale Supremo elettorale. “En Guatemala la poca democracia que hay se ha cerrado y esta es la muestra, es el castigo a los pueblos que defendemos los derechos humanos”, ha commentato amaramente Thelma Cabrera, ricordando che il Movimiento para la Liberación de los Pueblos, almeno dal 2018, è vittima di una vera e propria persecuzione sfociata anche nell’omicidio di alcuni dei suoi militanti.
Mauro Vay Gonón, tra i fondatori del Codeca – Comité de Desarrollo Campesino, il cui braccio politico è lo stesso Movimiento para la Liberación de los Pueblos, ha sottolineato che il Guatemala rischia di trasformarsi in un nuovo Perù e che l’esclusione di Cabrera potrebbe provocare una vera e propria guerra. L’ultimo leader del Codeca è stato assassinato il 5 dicembre 2022, ma sono ben 25 i militanti uccisi dalla repressione e dal terrorismo di stato.
Siamo all’ennesimo atto di una guerra sporca contro le comunità indigene e contadine in un paese multiculturale quale è il Guatemala, dove stavolta la candidatura di Thelma Cabrera avrebbe davvero potuto intraprendere la strada del cambiamento.
Fonti: Articolo del 25/02/23 di Peacelink. Foto di Contropiano.org