In El Salvador è ancora stato di emergenza

Il presidente del Salvador, Nayib Bukele, si prepara a chiedere una proroga dello stato di eccezione che per quasi un mese ha permesso di sferrare una lotta senza quartiere alle organizzazioni criminali.

Un regime che dal 27 marzo ad oggi ha consentito alle forze di sicurezza di arrestare oltre 16 mila presunti componenti o collaboratori delle bande che imperversano nel Paese.

Bukele ha convocato un Consiglio dei ministri straordinario il cui obiettivo è chiedere ed ottenere all’Assemblea legislativa altri 30 giorni di legge straordinaria.

Un via libera che dovrebbe arrivare entro la mezzanotte di lunedì 25, data in cui scade il primo stato di eccezione, e che il parlamento – con una schiacciante maggioranza favorevole al presidente – non dovrebbe aver problemi a ratificare.

L’articolo 30 della costituzione salvadoregna prevede che il periodo di sospensione delle garanzie costituzionali “non può durare oltre 30 giorni”. Il termine può essere rinnovato tramite nuovo decreto “se proseguono le circostanze che lo hanno motivato”.

Lo stato di eccezione, disposto una prima volta a fronte di una impennata del numero quotidiano di omicidi, è stato usato per introdurre una corposa serie di modifiche all’ordinamento: le autorità hanno per 30 giorni maggiori strumenti per inviare polizia ed esercito nelle zone “calde”, di limitare i diritti di associazione e riunione, nonché intervenire nelle comunicazioni telefoniche, per posta elettronica o posta ordinaria senza l’autorizzazione della giustizia.

Viene inoltre limitato il diritto degli imputati a conoscere le ragioni degli arresti e dell’obbligo alla presenza di un avvocato, consentendo alle ad inquirenti e agenti di prolungare il periodo di arresto amministrativo oltre le 72 ore previste per legge. Un pacchetto di misure che ha sollevato critiche delle opposizioni delle organizzazioni a difesa dei diritti umani.

Una volta in carcere, poi, i detenuti possono essere sottoposti ad altre misure: limitazioni al tempo di libera uscita, al cibo, a un giaciglio congruo per la notte e alle comunicazioni con l’esterno.

Le forze anti governative censurano innanzitutto l’uso di una misura che la Carta prevede “in casi di guerra, invasione del territorio, ribellione, sedizione, catastrofe, epidemia o altra calamità generale o di gravi perturbazioni dell’ordine pubblico”. Cause tra cui non ci sarebbe quello del contrasto alla criminalità comune, pur se capace di azioni efferate.

Il governo rivendica da parte sua il calo brusco degli omicidi, attribuito direttamente agli arresti e indirettamente al potere dissuasivo delle misure repressive, e gli alti indici di approvazione che alcuni sondaggi attribuiscono alla mano dura del presidente. Un tema, quello del consenso popolare, che il “millenial” Bukele evoca soprattutto grazie alla costante comunicazione diretta attraverso le reti sociali, luogo per trasmettere anche ordini di governo ai vari ministri.

Fonte: Articolo del 24/04/22 di Novanews. Foto di Altrenotizie