Il 6 aprile 2022, le ONG Amnesty International e Human Rights Watch, diffondendo un rapporto hanno accusato le forze di sicurezza regionali dell’Amhara e le autorità civili della Zona occidentale del Tigray di aver commesso, a partire dal novembre 2020, violenze di tale diffusione e intensità contro la popolazione tigrina da poter costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
La Zona occidentale del Tigray è un’area amministrativa della regione etiopica del Tigray. Le rivendicazioni su quest’area fertile purtroppo hanno causato forti dispute a partire dal 1992. La guerra in Tigray è scoppiata nel novembre 2020, tuttavia questa si inserisce all’interno delle lotte di potere fra il governo del presidente Abiy Ahmed Ali, (premio Nobel per la pace 2019), e il Tigray people’s liberation front (Tplf), il quale nel 2019 non accettò di entrare a far parte del Partito della Prosperità voluto dal presidente, che riuniva la gran parte delle 80 etnie del paese. Per il Tplf entrarci avrebbe significato far perdere potere e rappresentanza alla minoranza tigrina. Così quando nel 2020 il presidente ha annullato le elezioni nazionali con la motivazione delle restrizioni del Covid-19, il Tplf ha deciso di organizzare autonomamente un voto nel Tigray, ma questa mossa ha portato all’incrinazione dei rapporti con Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia. Dopo alcuni scontri iniziali, il 4 novembre 2020 aerei da combattimento dell’esercito etiope hanno bombardato il Tigray, mentre le truppe sono avanzate nella regione causando violenti scontri. Le forze del Tplf, nei giorni seguenti, hanno lanciato razzi contro alcune postazioni della vicina regione Amhara, poiché le sue forze stavano combattendo come alleate dell’esercito centrale, e contro Asmara, la capitale dell’Eritrea, accusata di fornire aiuto militare all’esercito etiope. Quest’ultimo intanto ha proseguito il suo attacco facendo precipitare la regione in una crisi umanitaria.
Il 24 marzo 2022, il presidente Abiy Ahmed Ali ha annunciato una tregua unilaterale immediata, al fine di consentire l’arrivo degli aiuti nella regione in conflitto. Questa tregua è stata accolta, nell’arco di poche ore, dal Tplf, che così facendo ha riportato una pace momentanea nella regione. “Vi cancelleremo da questa terra”, questo è il titolo del rapporto sul Tigray a cui hanno lavorato insieme Amnesty International e Human Rights Watch. All’interno c’è il risultato di oltre 15 mesi di ricerche, fatte da ricercatori di entrambe le ONG, che hanno intervistato oltre 400 persone, testimoni e sopravvissuti ahmara e tigrini da remoto e, di persona, tigrini rifugiati in Sudan. Inoltre queste ricerche sono state fortificate da documentazione medica, atti giudiziari, immagini satellitari, fotografie e filmati. Nel rapporto si evince come le autorità di fresca nomina nella Zona occidentale del Tigray e le forze di sicurezza della vicina regione dell’Amhara, con l’acquiescenza e la possibile partecipazione delle forze federali dell’Etiopia, abbiano sistematicamente espulso dalle loro case diverse centinaia di migliaia di civili tigrini ricorrendo a minacce, uccisioni illegali, violenza sessuale, arresti arbitrari di massa, saccheggi, trasferimenti forzati e diniego dell’assistenza umanitaria. Questi attacchi, massicci e sistematici, contro la popolazione civile dei Tigray costituiscono crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
Tuttavia sia le forze federali dell’Etiopia che le autorità dell’Ahmara hanno negato le denunce di pulizia etnica nella Zona occidentale del Tigray. Così il 25 febbraio 2022, le due ONG hanno scritto al governo federale e alle autorità regionali dell’Ahmara e del Tigray presentando le conclusioni delle loro ricerche, ma solo il governo regionale dell’Ahmara ha fornito una risposta. Infine il 24 marzo è stata annunciata la tregua umanitaria. Queste le conclusioni delle due ONG: le autorità federali e regionali devono consentire l’ingresso degli aiuti umanitari, smobilitare e disarmare tutte le milizie e le forze armate presenti nella Zona occidentale del Tigray e rimuovere dall’incarico tutti coloro che sono sospettati di aver commesso gravi crimini. Ogni eventuale accordo tra tutte le parti in conflitto dovrà prevedere il dispiegamento urgente di una forza internazionale di peacekeeping, guidata dall’Unione africana e sostenuta dai partner regionali e internazionali dell’Etiopia, per promuovere il rispetto dei diritti umani, consentire l’ingresso degli aiuti umanitari e proteggere le comunità a rischio nel Tigray.
Nonostante le denunce delle due ONG, la delegazione della Comunità Europea in Etiopia lo scorso 2 giugno ha pubblicato questo Tweet:
“Briefing molto informativo del Ministero della Giustizia della Repubblica Democratica Federale dell’Etiopia ieri per gli ambasciatori dell’UE e la delegazione dell’UE. La responsabilità e le misure di riparazione adottate per le violazioni dei diritti umani legate ai conflitti sono passi positivi nella giusta direzione. MdG etiope si è impegnato in continui aggiornamenti.”
Di seguito riporto un estratto delle parole di Andrew Stroehlein, direttore dei media europei per Human Rights Watch. Appello che ha condiviso sui social lo scorso 2 giugno.
“Per più di un anno e mezzo, una campagna di pulizia etnica in gran parte invisibile si è svolta in Tigray, regione settentrionale dell’Etiopia.
Anziani, donne e bambini in Tigray sono stati caricati su camion e costretti a lasciare i loro villaggi e città natale. Gli uomini sono stati rinchiusi in luoghi di detenzione sovraffollati, dove molti sono morti per malattie, fame o torture.
In totale, diverse centinaia di migliaia di Tigrini sono stati sradicati con la forza a causa della loro etnia.
Molti di questi abusi sono stati nascosti alla vista. Il governo del primo ministro etiope Abiy Ahmed ha imposto restrizioni alla comunicazione in tutto il Tigray e ostacolato gli sforzi di investigatori indipendenti, giornalisti e operatori umanitari.
Nella prima metà del 2021, sono comunque emerse notizie agghiaccianti di stupri, omicidi e sfollamenti di massa. Nell’aprile 2022, Amnesty International e Human Rights Watch hanno pubblicato un rapporto fondamentale per il Tigray che mostra che le atrocità sono continuate.
Fonti: Articolo del 09/06/22 di Pressenza. Foto di Amnesty International