Non si conoscono né la data né il luogo dei negoziati, ma Addis Abeba ci sarà: il governo etiope ha risposto di sì all’invito ai colloqui di pace arrivato ieri dall’Unione Africana, specificando che i colloqui dovranno essere mediati esclusivamente dall’UA e svolgersi senza precondizioni. L’invito ai negoziati è arrivato attraverso una lettera firmata dal presidente dell’Unione in cui si afferma che i colloqui saranno “mirati a gettare le basi per una mediazione strutturata e sostenuta” tra le due parti verso “una risoluzione durevole del conflitto”.
Dopo cinque mesi di tregua umanitaria che aveva fatto ben sperare per la pace, il 24 agosto scorso sono ripresi i combattimenti tra l’esercito federale etiope, sostenuto dalle truppe della confinante Eritrea, e le forze ribelli della regione autonomista del nord. Gli scontri si sono poi propagati anche alle regioni limitrofe di Amara e Afar. Dall’inizio del conflitto, nel novembre 2020, nell’area coinvolta oltre 5 milioni di persone sono rimaste senza servizi di base come elettricità, telefono e internet e anche i farmaci scarseggiano, mentre si registrano circa due milioni di sfollati.
Intanto le Nazioni Unite fanno sapere che i propri operatori, bloccati nel Tigray a causa della ripresa degli scontri oltre un mese fa, stanno finalmente riuscendo a uscire dal Paese sani e salvi. A renderlo noto è il vicesegretario generale dell’Onu per gli Affari umanitari e la coordinazione dei soccorsi di emergenza, Martin Griffiths, citato dalla Bbc. Dopo settimane di blocco degli spostamenti, infatti, seguite all’annuncio delle Nazioni Unite della sospensione degli aiuti alla regione tigrina a causa della ripresa del conflitto, gli operatori hanno potuto finalmente lasciare l’area in sicurezza.
Fonti: Articolo del 06/6/22 di Vatican News. Foto di Avvenire.