Il governo federale dell’Etiopia ha nominato i membri che comporranno la squadra negoziale istituita per risolvere la guerra in corso nel nord del Paese. Lo riferisce oggi l’emittente “Fana”, precisando che la squadra sarà guidata dal vicepremier e ministro degli Esteri, Demeke Mekonnen.
Ne fanno parte anche altri alti funzionari quali Gedion Timotheos, Temesgen Tiruneh, l’ambasciatore Hassen Abdulkadir, l’ambasciatore Redwan Hussien, il tenente generale Birhanu Bekele e Getachew Jenber.
Come riferito da Timothewos, membro del partito al potere, il Potere della Prosperità, la direzione del partito ha stabilito una linea di condotta della squadra.
L’istituzione della squadra negoziale era stata annunciata dal primo ministro Abiy Ahmed il quale, rispondendo il 14 giugno in parlamento ad una domanda sulle indiscrezioni di presunti colloqui ufficiosi tra le autorità federali e il Fronte di liberazione popolare del Tigrè (Tplf), aveva assicurato che “i negoziati non vengono condotti senza che il pubblico ne sia a conoscenza”.
“Quando è scoppiata la guerra l’abbiamo annunciato al popolo; nulla ci farà nascondere quando inizieranno i negoziati”, ha detto il premier, per il quale “non c’è un solo nemico, ma il nemico del Paese; e non c’è lavoro che si possa fare da soli, ma insieme”.
“Vogliamo la pace con tutti. Ogni giorno di pace ci porta benefici”, ha detto ancora Ahmed il quale, pur non facendo esplicito riferimento ai tigrini, ha definito il nuovo organismo come un “comitato di negoziazione”. “Solo perché vogliamo la pace non significa che stiamo conducendo negoziati segreti”, ha concluso.
L’interrogazione parlamentare seguiva di qualche giorno le indiscrezioni pubblicate giovedì scorso dal quotidiano francese “Le Monde” che, citando fonti diplomatiche africane e occidentali, ha riferito che colloqui segreti fra autorità federali e tigrine dovrebbero avere luogo ad Arusha, in Tanzania, alla fine di giugno.
Non è questa la prima volta in cui il premier etiope nega lo svolgimento di colloqui. Già a fine febbraio, in un altro intervento in parlamento, Ahmed aveva respinto le voci circa il presunto avvio di colloqui con i combattenti del Tplf per porre fine alla guerra nel nord dell’Etiopia, che prosegue dal novembre 2020.
“Sento molto (parlare) di colloqui, ma finora non ce ne sono stati. Tuttavia, il fatto di aver detto che non abbiamo parlato non significa che non si parlerà affatto”, ha dichiarato il premier, che in precedenza aveva più volte ribadito che un’apertura al dialogo con il gruppo potrebbe avvenire solo in caso di una resa tigrina.
In precedenza il leader del Tplf, Debretsion Gebremichael, aveva affermato che dei colloqui erano in corso con le autorità etiopi e che c’era speranza di porre fine alla crisi in modo pacifico. A giugno, invece, la portavoce del governo federale Billene Seyoum si era vista costretta a rilasciare alcun dichiarazioni sull’impegno etiope per la risoluzione del conflitto, dopo che sulla stampa regionale era apparsa la notizia di colloqui tenuti ad Abuja da una delegazione etiope guidata dall’ex presidente nigeriano e mediatore dell’Ua per il Corno d’Africa, Olusegun Obasanjo, con i combattenti del Tplf ed alla presenza dello stesso Ahmed.
Seyoum ha garantito in quell’occasione che il governo etiope è “pienamente impegnato” negli sforzi guidati dall’Unione africana per porre fine alla guerra civile nel Tigrè ma precisato che “qualsiasi tipo di processo di pace è lungo, non è semplice. È un processo complesso su più livelli”.
A fine gennaio, ancora, il Comitato per gli Affari pubblici americano-etiopi (Aepac) aveva rettificato i contenuti di un’intervista rilasciata dal presidente dell’organismo, Mesfin Tegenu, sulla possibilità per il governo etiope di tenere dei colloqui con i combattenti del Tplf, ribadendo che la posizione di Ahmed non era cambiata, e presumeva che questa opzione potrebbe verificarsi solo se i tigrini accettassero di arrendersi.
In un messaggio su Twitter il Comitato per gli Affari pubblici americano-etiopi (Aepac) smentiva così parzialmente la notizia secondo cui il premier Ahmed avrebbe aperto alla possibilità di incontrare i combattenti del Tplf. “Il nostro presidente Mesfin Tegenu è stato intervistato questa settimana su un recente incontro dei leader della diaspora (etiope) con il primo ministro Abiy. Alcune delle sue risposte sono state travisate”, si legge nella nota, in cui il comitato bilaterale precisa “cosa è stato effettivamente detto” durante l’intervista.
Secondo Aepac, Tegenu avrebbe dichiarato che “qualsiasi colloquio o trattativa dovrebbe riguardare solo la resa del Tplf”, e che da questo punto di vista “il governo (etiope) ha fatto grandi passi in avanti verso la pace, ora spetta al Tplf porre fine alla sua aggressione”.
Il presidente Aepac avrebbe infine definito ostinata la posizione dei combattenti tigrini, osservano che “mentre il Tplf rifiuta (la resa) e inizia nuove offensive, gli aiuti (umanitari) non arriveranno mai a coloro che hanno un disperato bisogno di supporto”.
Lo scorso anno il governo etiope ha designato il Tplf come gruppo terroristico.
Fonti: Articolo del 28/06/22 di Agenzia Nova. Foto di Fondazione Med-Or