In strada fermi silenziosi nella regione di Sagaing. Le mani alzate con tre dita, saluto della resistenza.
A Yangon gli studenti hanno srotolato striscioni contro la dittatura.
Sono queste le immagini, in Birmania, della protesta nel giorno del primo anniversario del colpo di stato. Era il 1° febbraio 2021.
Scioperi silenziosi sono in corso in tutto il paese ma altre proteste sono previste nella giornata e sono molti gli appelli sui social a chiudere tutte le attività. “Continueremo a sfidare il regime con ogni mezzo possibile. L’esercito non è il nostro governo legittimo”, ha scritto un oppositore su Twitter.
Dal colpo di stato contro Aung San SuuKyi, sono stati tanti gli scioperi silenziosi.
A dicembre si sono svuotate le strade del paese. La giunta militare ha avvertito che queste manifestazioni possono essere qualificate come alto tradimento, un crimine punibile con la morte. Un’avvertenza che riporta i numeri di questo anno che precipita giorno dopo giorno nella violenza cieca.
Secondo un osservatorio locale, sono più di 1.500 civili uccisi dalle forze di sicurezza e quasi 9.000 sono rinchiusi nelle carceri. Tante le denunce di casi di stupro, tortura ed esecuzioni extragiudiziali.
La comunità internazionale ha aumentato la pressione sui generali mentre l’Onu sta indagando sui crimini contro l’umanità. “La giustizia internazionale – si legge in un comunicato stampa di Nicholas Koumjian, capo del Meccanismo investigativo indipendente delle Nazioni Unite per la Birmania- ha una memoria molto lunga e un giorno gli autori dei più gravi crimini internazionali commessi in Birmania dovranno essere ritenuti responsabili”. Gli Stati Uniti hanno imposto, con Regno Unito e Canada, nuove sanzioni finanziarie.
Nel mirino sette persone e due entità “legate al regime militare in Birmania”
Fonte: Articolo del 1/02/22 di Rainews. Foto: Asianews