La giunta militare al potere in Myanmar ha presentato, sabato 15 gennaio, cinque nuove accuse contro l’ex leader deposta del Myanmar, Aung San Suu Kyi, in relazione alla concessione di permessi per il noleggio e l’acquisto di velivoli.
I nuovi capi d’accusa contro la 76enne Aung San Suu Kyi, che portano a 9 il totale delle accuse, riguardano l’utilizzo improprio di fondi statali per il noleggio, l’acquisto e la manutenzione di un elicottero, nonché per aver accettato tangenti dal valore di 600.000 dollari e 11,4 kg di lingotti d’oro, secondo quanto riportato da Deutsche Welle. Al-Jazeera ha aggiunto che tali rivelazioni sono state rilasciate da un funzionare legale che ha familiarità con il caso della ex presidente. Il quotidiano statale Global New Light of Myanmar ha anche riportato che la Commissione anticorruzione del Paese ha accusato la leader di abuso di potere. Da parte sua, Suu Kyi ha respinto tutte le accuse. Inoltre, i sostenitori della ex leader hanno in più occasioni ribadito che tali capi di accusa sarebbero stati escogitati dall’esecutivo militare, al fine di giustificarne la detenzione. In risposta, un portavoce del governo militare, Zaw Min Tun, ha respinto tali affermazioni, dichiarando: “Nessuno è al di sopra della legge. Voglio solo dire che sarebbe stata giudicata secondo la legge”.
Già il 10 gennaio, l’ex leader deposta era stata condannata ad altri quattro anni di carcere per tre dei capi di accusa a lei imputati. Aung San Suu Kyi è stata condannata a due anni per aver violato la legge sull’esportazione ed importazione di walkie-talkie e di altro materiale ritenuto di contrabbando. La Corte ha anche emesso un’ulteriore verdetto che prevede due anni di reclusione per aver violato la legge sulla gestione dei disastri naturali e, nello specifico, della pandemia di coronavirus. Altri capi d’accusa che pendono sull’ex leader civile riguardano incitamento, corruzione, frode elettorale e divulgazione di segreti di Stato. Le accuse contro di lei, di cui rimangono ancora una decina da giudicare, comportano una pena massima di oltre 100 anni.
Anche in precedenza, il 6 dicembre 2021, l’ex leader del Paese asiatico era stata condannata ad altri quattro anni di carcere, insieme all’ex presidente Win Myint, per incitamento” e “violazione delle norme di prevenzione delle epidemie”. In particolare, il verdetto riguardava accuse di incitamento contro i militari e di violazione delle regole relative al contenimento del coronavirus durante le elezioni del 2020. Alcuni osservatori internazionali ritengono che i capi d’accusa a carico di Suu Kyi rappresentino una mossa dei militari per porre fine alla sua leadership politica. Se condannata, Suu Kyi potrebbe trascorse il resto della sua vita in prigione.
Suu Kyi aveva già trascorso la maggior parte degli anni ’90 e 2000 agli arresti domiciliari dopo che l’allora giunta militare al potere si era rifiutata di riconoscere la vittoria della NLD alle elezioni generali del 1990. I legami tra Suu Kyi e i militari erano migliorati durante la transizione verso un governo civile, iniziata nel 2011, ma le era stato impedito di diventare presidente dopo che la NLD aveva vinto le elezioni del 2015. Suu Kyi aveva quindi assunto la carica di consigliere di Stato e la sua leadership della NLD la rendeva de facto leader del Paese, mentre figure vicine quali Htin Kyaw e successivamente Win Myint, avevano ricoperto la carica di presidente tra il 2015 e la caduta del governo civile a febbraio del 2021.
In risposta agli eventi del primo febbraio scorso, dal 6 febbraio, è nato un movimento di disobbedienza civile, che ha portato molti dipendenti pubblici a boicottare il proprio impiego, e sono state organizzate una serie di proteste contro i militari, che l’Esercito ha represso duramente. Secondo gli attivisti citati dalle Nazioni Unite, più di 1.200 civili sono stati uccisi nelle manifestazioni e almeno 10.000 persone sono state arrestate.
In tale contesto, l’Esercito ha anche ripreso una campagna di repressione delle milizie che rappresentano alcune delle etnie meno rappresentate del Myanmar, le quali si sono avvicinate ai manifestanti fornendo loro anche addestramento militare. Inoltre, il 16 aprile 2021, un gruppo di ex membri del Parlamento birmano, insieme ai leader delle proteste e ad altri rappresentanti di alcune minoranze etniche del Paese avevano istituito il Governo di Unità Nazionale (GUN), che, dal 5 maggio 2021, ha un corpo armato noto come Forza di Difesa del Popolo. Il GUN e le sue milizie sono stati classificati come un gruppo terroristico l’8 maggio 2021. Il 7 settembre successivo, il presidente ad interim del GUN, Duwa Lashi La, aveva dichiarato lo stato di emergenza e aveva lanciato una “guerra difensiva”.
Fonte: Articolo del 15/01/21 Sicurezza Internazionale; foto Ansa.it